QUESTIONE DI CUORE è un bel film? Questa è la domanda . La risposta è SI.
Un'amicizia rara e inattesa, che nasce e si sviluppa fra due malati di cuore ricoverati la stessa sera per un infarto. E forse anche la storia di un'amicizia maschile vista da occhi molto femminili e sensibili: ogni volgarità è evitata, ogni affetto è così bene analizzato e curato e la lealtà di quell'amicizia è il sentimento cardine intorno al quale tutto ruota.
Non so dire se mi è arrivato, il film, come una commedia. Forse inizialmente sì, per quel logorroico Alberto(Antonio Albanese ) che nonostante la fifa tremenda che ha, coinvolge Angelo (Kim Rossi Stuart) con le sue fantasie e immaginazioni proprie di uno sceneggiatore quale è. E Angelo, come un bambino curioso e divertito si fa prendere con semplicità da quello strano personaggio vicino di letto.
L'intesa è immediata. Sguardi complici, risate e battute. Per lasciar passare quei momenti ma soprattutto per sentirsi vivi. Angelo, con la sua 'filosofia' di ragazzo di borgata, carrozziere quasi a tempo pieno, che nella sua officina lavora con la moglie e ripara auto d'epoca è una persona felice con una famiglia, due figli, un altro in arrivo e che ha investito in proprietà immobiliari per il futuro dei figli, appunto.
Alberto è un colto borghese del Nord intelligente e nevrotico, sceneggiatore di successo dalle mani bucate, incapace di tenersi accanto una donna. Questa amicizia per niente ordinaria, fa sì che si sostengono a vicenda mettendo a nudo i propri fallimenti, le angosce e la preoccupazione per un futuro ancora più incerto.
L'infarto al cuore che colpisce Alberto ed Angelo,la sofferenza che deriva non dalla malattia del muscolo cardiaco, ma da quella più importante della nostra mente, è il motivo dominante del film tutto tramato su notazioni psicologiche "recitate" con lo sguardo degli occhi, del viso, del corpo, dove le parole acquistano significato e rilievo intervallate da abbondanti pause ed eloquentissimi silenzi.
Ed io confesso che il silenzio e il viso dignitosamente sofferente fin dall'inizio di Angelo (Kim) mi ha generato più di una "stretta al cuore"... Non è prevedibile la trama, come letto da qualche parte. Anzi, ti avvolge e travolge con le avventure goliardiche, i giochi di parole, qualche zingarata... La scena nel letto è fantastica perché la risata dei due attori non sembra affatto da copione. Una risata di petto, di polmoni, di cuore. Ridevano davvero.
Tutti sono parte essenziale del racconto e su tutti ci si sofferma: la ribelle e fragile figlia Perla, interpretata da Nelsi Xhemalaj, Chiara Noschese (la materna infermiera Loredana), il cameo di Virzì, Luchetti, Sandrelli, Sorrentino e un Carlo Verdone che, seppur con due battute, riempie la scena ;il figlioletto di Angelo, Airton, che si mostra interessato al lavoro di Alberto e, in fondo, gli dà anche l'input per ricominciare a scrivere...e scriverà proprio di questa famiglia che lo ha accolto.
Un velo malinconico c'è e si nota. La storia evolve momento per momento. Sembra concentrata in pochi giorni o ore ma molto intensi e delicatamente narrati. Restano indimenticabili il dialogo a cenni e sguardi fra i due malati sulla riva del lago, e la furia della moglie contro la statua indifferente della Madonna in ospedale.
E' una storia, è un film, ricco e bello, con un mostruoso, e questa volta si può dire a bocca piena, Kim Rossi Stuart che solo nella camminata è già cinema d'autore, e con un Albanese che si conferma ancora, nel ruolo del borghese nevrotico molto, molto più piccolo di quello di Sordi ormai rapito dalla storia. Bravi tutti, di CUORE!
INTERVISTA A KIM ( Quanto je piaciono! :) )



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