

Per fortuna non sono molti, comunque, ad averlo conosciuto solo nel 2001.Nei siti dedicati ai film ho letto svariati giudizi proprio su "Senza pelle" "Cuore cattivo", "Il Rosso e il nero" che puntavano l'accento soprattutto sulle capacità interpretative dell'attore pur in ruoli così differenti. E, inoltre, un tipo di recitazione riconoscibile per intensità e compostezza.
Kim tuttavia si è spesso preso delle pause dai vari generi. Anche proprio dal lavoro, preferendo la qualità alla quantità, senza restare ingabbiato dalle regole dello star-system.
Dopo quattro anni di assenza dagli schermi televisivi, torna nel 2001 come protagonista della fiction "UNO BIANCA" diretta da Michele Soavi , in prima serata su Canale 5 dove interpreta l'ispettore capo Valerio Maldesi. "Questo, lo dico con la massima sincerità, è un progetto che mi ha coinvolto moltissimo, a partire dal libro di Marco Melega "Baglioni e Costanza" che mi ha appassionato fin dalla prima lettura. Fra l'altro il film mi ha dato l'occasione di poter reincontrare il produttore Pietro Valsecchi. E' colpa sua se oggi faccio l'attore!" racconta Kim in un'intervista .
Il film, infatti, è ispirato liberamente al libro "Baglioni e Costanza" (il racconto dei due "antipoliziotti" di Rimini ossessionati dalla ricerca della verità, i quali, con un lungo lavoro, hanno individuato e catturato i componenti della banda della Uno bianca, i fratelli Savi) .
Tra il 1987 e il 1994 una banda spietata e senza volto si aggira per l’Emilia Romagna: svaligia banche e supermercati ma colpisce anche, a freddo, immigrati e, addirittura, forze dell’ordine.
Nella fiction , comunque, tutti i protagonisti hanno in realtà nomi diversi. I due poliziotti interpretati da Kim Rossi Stuart e Dino Abbrescia non si chiamano Luciano Baglioni e Piero Costanza ma Valerio Maldesi e Rocco Atria, così come i fratelli Savi sono diventati Michele e Silvio Ferramonti.
Una scelta che non toglie assolutamente nulla al valore dell'intero prodotto, sebbene sia stata, alla presentazione con la stampa ,(ahimé) fonte di polemiche da parte di alcuni parenti delle vittime della banda. Tentativi di bloccare la messa in onda, discussioni con avvocati ma le polemiche sono state , con fatica ma determinazione e professionalità, comprese, motivando le scelte. Il produttore Valsecchi intendeva non ledere e mettere in difficoltà le persone ancora coinvolte nella storia ,stando attenti a non citare nessuno. Una fiction verità può anche presentare una storia con nomi diversi. Il mistero della Uno bianca è stato risolto, almeno i colpevoli sono in galera...! Tra "fiction verità e film-indagine" e "sceneggiato romanzato", in effetti i due “poliziotti buoni” del Commissariato di Rimini , indagando con ossessione, hanno fatto luce sulla vicenda e sgominato la banda. Il film si snoda dunque proprio raccontando i fatti dal punto di vista dei due investigatori-eroi.
E' bella l'ostinazione con cui i due poliziotti portano avanti l'indagine, nonostante avessero tutti contro, primo tra tutti il Procuratore Antimafia convinto che si trattasse di attentati terroristici. La verità scoperta però è stata davvero amara.
Il ritmo altalenante della narrazione che non lascia mai spazio a cadute, con espedienti visivi opportunamente adattati, serve a dare l'effettiva difficoltà di 'spiegarsi' tanto sangue, tanti massacri efferati. Il caso della Uno bianca rappresenta l’esempio più alto di patologia allo stato puro, di qualcosa che sfugge alla ragione in modo agghiacciante.
Fin dall'inizio è chiaro che non si tratta di criminalità organizzata o terroristi, o magari azioni di gruppi di immigrati.
Soavi lavora sul particolare (eccellente la soggettiva del caricamento del proiettile nella canna del fucile), sulle angolature di ripresa e maneggia la notte come alleata di gesta oltraggiose che non hanno più nulla di umano.
In ospedale uno dei poliziotti feriti lotta tra la vita e la morte. I due protagonisti suoi amici, l’ispettore Valerio Maldesi (Kim Rossi Stuart) e il suo vice Rocco Atria (Dino Abbrescia) mossi da sete di vendetta , iniziano una forsennata corsa contro il tempo, per salvare eventuali altre vittime dalla furia omicida della banda criminale già macchiata di numerosissimi delitti. A questo punto la fiction ci restituisce in modo impeccabile una storia dai risvolti sempre più tragici. A mio avviso è uno dei prodotti migliori visti negli ultimi tempi in televisione. Girato benissimo, curato in ogni dettaglio,privo di sbavature nei dialoghi e attento alla psicologia dei personaggi.
Lavorano in tandem, Valerio e Rocco, con determinazione nonché grande intuito. Nessun particolare va tralasciato. E qui , pur rischiando di scontrarsi con le "regole" dei superiori, mettono a rischio la loro stessa vita, infiltrandosi. Le indagini procedono di nascosto, in borghese. Si è poliziotti anche fuori dal servizio: occorre essere scrupolosi, umili e non lasciare niente al caso e, innanzitutto, onesti. Il 'messaggio' che lancia la fiction UNO BIANCA è che, pur se all’interno della polizia e delle forze dell’ordine, ci sono anche le "mele marce", esse possono essere combattute dalla parte "bella" della polizia. Ricordare gli errori fatti in passato possono essere utili per il futuro chiedendosi "cos’è la polizia e cos’è la giustizia": è mettere a disposizione se stesso per la società.
L'ispettore e il suo vice, nel film, così come nei fatti reali, hanno sentito il dovere morale di darsi da fare, ben comprendendo di trovarsi di fronte a una "famiglia" affamata di denaro al punto di non risparmiare nessuno, spargendo sangue ovunque .
Kim-Valerio, ponderato, razionale, acuto, abile ed elegante anche nel rapportarsi a gente di tale brutta razza; Rocco-Piero attivo in strada, parlando e indagando tra le persone, controllando ogni movimento dei componenti della banda, 'spione' infallibile.
Tutto era importante e necessario per salvare gente innocente dalla galera. Troppe coincidenze, errate, hanno spinto ad arresti ed ergastoli per fatti che niente avevano a che vedere con la banda. Forse la smania di giungere presto a una conclusione ed essere "premiati" per aver risolto il caso...
Ecco perchè i nostri due protagonisti escono, a fine pellicola, puliti, coraggiosi , tenaci. Ricchi della gratitudine e affetto delle famiglie delle vittime . Due investigatori di provincia che mettono in scacco una delle bande più feroci e imprendibili della storia italiana interpretati in modo da attirare il pubblico soprattutto per l'onestà di intenti. Anche contro la volontà di chi 'gerarchicamente' era al di sopra di loro. E soprattutto, senza chiedere onori.
Io, ancora ora, rivedo volentieri il film per cogliere qualche sfumatura o dettaglio magari sfuggitomi...
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